Il Territorio - II



LA PARROCCHIALE DI SANT'EGIDIO

Le prime attestazioni dell'esistenza della Parrocchiale di Sant'Egidio risalgono al 1323: si tratta però di un edificio differente dall'attuale, che sorge nel punto in cui sino al principio del Settecento era la Chiesa della Santa Croce. Le condizioni di quest'ultima dopo il passaggio dei francesi erano assai critiche: venne allora decisa la costruzione di una nuova chiesa da intitolare al santo patrono. I lavori, iniziati nel 1738, vennero affidati al Nicolis di Robilant, il cui progetto però venne abbandonato per mancanza di fondi. Dopo un periodo di incertezza i lavori furono allora affidati al padre Romualdo, priore della Chiesa di San Pancrazio, che aveva già realizzato altre opere nella zona (fra cui la facciata della Chiesa di San Sebastiano a Druento). I lavori si svolsero sotto il patrocinio dei conti Vignati, i quali fecero porre il loro stemma sull'altar maggiore. Nel 1887, per venire incontro alle esigenze della popolazione, la chiesa venne ampliata con la costruzione di due cappelle laterali all'altar maggiore.

San Egidio:

Egidio (Gilles) è vissuto in Francia a cavallo tra il VI e il VII secolo. Viene identificato con l'abate Egidio inviato da s. Cesario di Arles presso papa Simmaco. La sua tomba è stata ritrovata in un'antica abbazia presso Nimes in Provenza (Francia) da dove a tratto origine il suo culto. Il sepolcro, probabilmente costruito al tempo dei Merovingi, reca un'iscrizione databile al X secolo. In quel secolo è stata composta la "Vita del santo" dove si mescolano cronologia e degli elementi leggendari. San Egidio è uno dei santi Ausiliatori ed era invocato, particolarmente in Francia, Belgio e Olanda, contro il delirio della febbre, la follia e la paura. Tra le narrazioni che più hanno contribuito alla popolarità del santo vi è quella della cerva inviata da Dio per recare il latte al pio eremita, che viveva da anni in un bosco, lontano dal consorzio umano. Un giorno la benèfica cerva incappò in una battuta di caccia condotta dal re in persona. Il regale cacciatore inseguì la preda, ma al momento di scoccare la freccia non si accorse che l'animale spaurito era già ai piedi dell'eremita. Così il colpo destinato al mansueto quadrupede ferì, seppur di striscio, il pio anacoreta.

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